giovedì 3 novembre 2022

Buon compleanno Dolph Lundgren

Allora, le cose stanno così: l'altro giorno, l'amico Lucio l'etrusco mi ricorda che il 3 novembre è il compleanno del nostro svedesone preferito Dolph Lundgren. Io penso: Bene dai, mi vedo un suo film che è un pezzo che non lo faccio e poi ci scrivo su un post. 

Il problema è che il film che ho scelto è... come dire? Come dire, come dire... è meglio non dire! Come faccio a celebrare Dolph con un film del genere? Come faccio a presentarmi al compleanno con una torta che non è esattamente di cioccolato? Come faccio? (Lucio non odiarmi!!!)

Lo so, è colpa mia che ho sbagliato la scelta, però, insomma, a un certo punto, perché questi registi/sceneggiatori/autori mi scrivono un film che sulla carta ha delle intenzioni di un certo tipo, ma poi chiamano il Dolphone e non me lo fanno dolpheggiare? Se mi chiami Dolph, la regola numero uno è che lo devi assolutamente fare dolpheggiare e se non lo fai, vuol dire che hai sbagliato tutto.

Già mi parti con Dolph, agente FBI che dopo essersi spupazzato sottocopertura l'amante/schiava di un boss albanese si ritrova in questa situazione:

circondato dai gangster albanesi che gli puntano le pistole sul muso. 

Tu pensi che adesso Dolph, anche se disarmato, metterà in riga i gangster prendendoli a schiaffoni, invece no: si limita a dire una parola d'ordine che farà capire agli agenti FBI che circondano la zona che è il momento di intervenire. 

Quindi Dolph non alza un dito e l'unico schiaffone che vola se lo becca proprio Dolph ed è da parte dell'amante del boss, che nel frattempo si era innamorata di lui e c'è rimasta male allo scoprire che le tenere parole che lui sicuramente le aveva detto tra una spupazzata e l'altra erano solo finzione sottocopertura.

Poi, a dire il vero, ci illudiamo un attimo nel vedere dove vive Dolph: in una rude e maschia capanna in riva al fiume dove tra una grigliata e l'altra si allena facendo rudi e maschie attività coi pesi e coi sacchi.

Quella figuretta a destra è Dolph che ci da dentro

E il suo atteggiamento gajardo lo si vede anche quando in ufficio prende a smanacciate un distributore automatico perché gli si è incastrato il suo snack preferito. Lui risolverebbe la situazione così:

ma purtroppo interviene il gran capo che mette a freno i bollori.

Poi ci piace il suo piglio deciso mentre interroga un individuo sospetto, sfoderando il suo ghigno gajardo:

E poi quando lo convince a farsi proteggere da ignoti assalitori che interrompono l'interrogatorio:


Perché sì, a neanche dieci minuti di film c'è una piccola scena d'azione, in cui i cattivi prendono d'assalto il palazzo dell'FBI, spengono la luce e mitragliano all'impazzata. Ma Dolph, servendosi del distributore automatico come scudo, in quattro pistolettate risolve la questione e per chiarire definitivamente chi comanda, butta il distributore stesso sull'ultimo cattivo rimasto in piedi.

E poi si riprende pure lo snack

Però, da qui in poi, è tutta una discesa libera, una discesa in picchiata dove si può star sicuri che in ogni situazione dove il dolpheggio è possibile, il dolpheggio viene accuratamente evitato.

La trama prevede che Dolph debba recuperare una chiavetta USB in cui un hacker ha copiato tutto il database di informazioni del programma di sicurezza testimoni dell'FBI. L'ultimo possessore della chiavetta è morto ma siccome faceva l'insegnante in una scuola dell'infanzia, Dolph si traveste da insegnante, con tanto di CV roboante, e si fa assumere dalla scuola, nel tentativo di scoprire dove si trova la chiavetta.

Qui il film prevede tutto l'impaccio in cui può trovarsi un marcantonio come Dolph alle prese con dei bambini, dunque mentre lui cerca sempre di portare il discorso sulla chiavetta USB, sperando di avere informazioni, i bambini viaggiano nella loro bambinesca direzione, facendo ben presto perdere a Dolph il controllo della situazione (che peraltro non aveva mai avuto, ovviamente).

La sua inesperienza lo porta da un estremo all'altro:

Prima annoia mortalmente i bambini leggendo con
poco trasporto una storia

Poi li rimpinza di cioccolato e i bambini gli impazziscono
e gli vanno totalmente fuori controllo

E pure il microonde gli si rivolta contro

Per fortuna, per Dolph c'è una gioia: una delle insegnanti gli fa gli occhi dolci e lui ne approfitta per invitarla a cena e poi la porta nel suo covo in riva al fiume. Grigliata, birretta, lei è già conquistata, ma lui che fa? Tira fuori il suo snack preferito, che ora vi rivelo essere il Twix, e si mette a mangiarlo.

Lei gli chiede: come fai a smaltire tutti questi zuccheri? Già, come fa? 

Prende a pugni il sacco?
No, no.

Solleva con mignolo tronchi di sequoia?
Macché.

Fa tremila addominali con un alce sulla panza?
Ci piacerebbe.

Niente di tutto questo. Dolph si mantiene in forma....

Ballando il country!

In un locale in cui c'è pure un toro meccanico. Che uno dice, adesso Dolph ci sale su e chissà che numeri farà? Macché, sarebbe stata una scena troppo stereotipata e infatti lui si limita a guardare la sua bella che ci sale sopra.

E poi, quando a sorpresa arriva il big boss nel locale country e cerca di attaccare bottone con la bella insegnante, uno pensa: Forse adesso succede qualcosa, Dolph metterà il cattivo sul toro meccanicp o almeno glielo tirerà dietro... no, anche in questo caso rimaniamo delusi perché Dolph si limita a prendere la sua bella per un braccio e a portarla fuori dal locale. Scena smosciata al massimo.

Ed è tutto così, si arriva alla resa dei conti finale, col cattivo che si presenta nella scuola e punta le pistole su Dolph e altre persone e non succede niente... lui non alza un dito. Sono addirittura i bambini che a un certo punto prendono i cattivi a legnate e perfino la bella insegnante tira un pugno sul muso a uno dei brutti ceffi.

C'è proprio un'ultimissima scena finale in cui Dolph e il Big Boss si prendono stancamente a cazzotti, ma onestamente nessuno dei due ci fa una grandissima figura.

Niente, mi è andata male, ma probabilmente me la sono cercata, ma pensavo che sarebbe stato un filmetto simpatico, invece purtroppo già era moscio di suo, ma Dolph proprio fuori parte perché invece di usare la sua ironia fisica, gli autori si aspettavano che lui facesse una parte più da comico/caratterista che non è ovviamente il suo e le sue capacità non sono state per niente sfruttate.

Andatevi a leggere il post di Lucius, che è meglio.

Ma anche se col film mi è andata male, non importa, buon compleanno a Dolph il gajardo!

martedì 22 febbraio 2022

Oggi presento... un film che piacerebbe a Gazebo

Salve amici di blog, la scorsa settimana ho dovuto saltare l'appuntamento del martedì perché ero veramente troppo impegnata. Comunque vi ricordo che quel giorno era il compleanno nientemeno che di Totò, di cui vi agevolo un'immagine di quando aveva 47 anni e ha interpretato il suo quinto film dal titolo "Il ratto delle sabine".

"Sono Tito, il vostro Tato"

Ma seguendo quello che dice proprio in quel film il nostro principe della risata, quando gli viene detto che Aristofane è morto 2000 anni fa: "Dio, come passa il tempo", dobbiamo abbandonare il passato e concentrarci sulla giornata di oggi.

Ebbene, oggi è il compleanno di Luis Buñuel e di Jonathan Demme. Quest'ultimo ha diretto alla mia età "Il silenzio degli innocenti", che ho visto molti anni fa, ma non me la sono sentita, alla mia età, di rivederlo per farci un post.

Stavo dunque decidendo cosa presentare oggi, quando mi sono accorta che il 22 febbraio è il presunto giorno di nascita di Fryderyk Chopin! Come passare sotto silenzio questo evento, dal momento che c'è stato un periodo in cui mi sono molto dedicata a suonare i suoi notturni?

Allora mi sono detta: vuoi che nessuno abbia mai fatto un film sul celebre pianista polacco? Cerrrrto che ne hanno fatti (e qui gli amanti degli anni '80 avranno capito il senso del titolo del post). Ne hanno fatti ben quattro di film, di cui uno in polacco, uno in francese e due in inglese. Non conoscendo né il francese, né il polacco, ne ho scelto uno in inglese, del 1991, dal titolo "Chopin amore mio", di cui tra l'altro avevo un vago ricordo.

Ecco, già dal titolo italiano fesso avrei dovuto intuire il genere di film, però siccome il titolo originale è "Impromptu", una mezza speranza ce l'avevo, corroborata anche dal fatto che nel cast ci sono diversi nomi famosi.

Nei panni di Chopin, troviamo Hugh Grant, al suo nono film.

Hugh Grant: parliamone.

Arthur Newton
foto tratta da https://liabxl.wordpress.com
Quando ero alle superiori, avevo un libro di inglese molto divertente, che narrava le avventure di un certo Arthur Newton, che soprattutto nella prima parte della storia, era proprio il prototipo del personaggio sfigato. 

Quello sempre senza soldi, che fa un lavoro che non gli piace e in cui combina solo pasticci. Il tipico personaggio impacciato, innamorato della bellona che però lo snobba perché gli preferisce il riccone che la porta a cena nel ristorante chic e le regala l'anellone col brillantone.

Ma dopo tutta una serie di peripezie, il nostro Arthur riesce a conquistare il cuore della sua bella e a dare una svolta positiva alla sua vita.

Ecco, ho sempre pensato che se avessero fatto un film su Arthur Newton, Hugh Grant sarebbe stato l'attore ideale per interpretarlo. Credo sia quasi un suo marchio di fabbrica il ruolo del ragazzotto belloccio, goffo e imbranatino, che balbettando frasi imbarazzate, fa innamorare la donna di turno.

Certo, sono sicura che il vecchio Hugh ha fatto anche ruoli meno goffi, soprattutto ora che è in là con gli anni e si rifiuta di fare ulteriori commedie romantiche, comunque di sicuro quel genere di personaggio è una cosa che lui ha interpretato in svariate pellicole. 

Uno si chiede: in questo film Hugh è o non è goffo? Risposta: è goffo, goffissimo.

E per giunta, col parrucchino


Nella foto sopra sta facendo una tirata lamentosa e un po' imbarazzata sul fatto che non riesce a dare all'Improvviso (Impromptu) a cui sta lavorando, la giusta naturalezza che serve a far sì che l'ascoltatore non si accorga dell'incredibile calcolo che ci sta dietro.

Il Chopin di Grant è un personaggio timido, pudico, poco loquace, dal facile imbarazzo: quando è oggetto di attenzioni non richieste, gli parte un attacco di tosse devastante che gli consente di fare un rapida fuga e di sfuggire alle pretendenti indesiderate.

Nella realtà, Chopin era in effetti debole di salute, aveva problemi ai polmoni ed era spesso sofferente, quindi sicuramente queste cose si riflettevano sul suo carattere, di natura schivo, ma l'amico Hector Berlioz scrive di lui: "Chopin si mostrava di una bonomia maliziosa che dava un irresistibile fascino ai suoi rapporti con gli amici. Nella conversazione portava quell'humour che fu la grazia principale e il carattere essenziale del suo raro talento".

Nel film tutto questo fascino non esce fuori, anzi, da quel poco che lo si vede, il musicista polacco risulta essere un personaggio svenevole, amorfo, senza spina dorsale. Ho scritto "da quel poco che lo si vede" perché in questo film su Chopin, Chopin appare veramente in misura minina e mi pare che non sia lui il fulcro della vicenda.

Nella prima ora, quasi non lo vediamo e la protagonista indiscussa è la prolificissima scrittrice George Sand, uno degli amori fondamentali di Chopin. 

Judy Davis nei panni di George Sand

La scrittrice aveva assunto un nome maschile in modo che i suoi scritti non venissero pre-giudicati negativamente ed era in generale una tipa piuttosto anticonvenzionale: tra le altre cose, le piaceva vestirsi da uomo perché era molto più comodo, fumava il sigaro e aveva una vita amorosa piuttosto intensa. 

Nel film vediamo due dei suoi amanti. Il primo è lo scrittore sbruffone Alfred de Musset, dalla vita sregolata e amante dell'alcol.

Mandy Patinkin nel ruolo, mentre tenta di montare
a cavallo scolandosi una bottiglia


Poi c'è il secondo amante, un tipo molto focoso che ama fare duelli ogni due per tre, uno che dà l'idea di essere tutto muscoli e poco cervello. Ma molti capelli.

Amante tricoticamente dotato

Quindi, gran parte del film è dedicata a George Sand che cerca di sfuggire a questi due amanti che non si vogliono rassegnare per essere stati piantati. Ma tramite l'amico comune Franz Liszt, George Sand fa la conoscenza di Chopin, solo che per un bel pezzo non lo incontra, ne sente soltanto la musica.

Il sempre vestito di nero Liszt

Nei panni di Liszt c'è Julian Sands, che visivamente ci sta molto bene, però ha una strana recitazione. Non so descrivere il modo in cui pronuncia le sue battute, sembra declamarle in un modo innaturale, quasi forzato. Non so se volesse dare l'idea di un ungherese che parla in una lingua straniera o se proprio Sands recita così. Dovrei vederlo in un altro film per capire meglio.

Insomma, in definitiva George Sand si innamora di Chopin solo sentendone la musica. Quando riesce finalmente a conoscerlo, inizia a fargli la corte, ma lui non è molto ben disposto, non gli piace il carattere troppo forte della donna. In più, a ostacolare una possibile relazione tra i due, ci si mette anche l'amante di Liszt che fa di tutto per non farli mettere assieme. Non ho capito se questa amante voleva mettersi lei con Chopin oppure se voleva proteggere Chopin da una donna troppo irruente e indipendente come la Sand.

Comunque, finalmente al minuto 85, scatta il bacio tra la Sand e Chopin. Lei vorrebbe denudarlo lì, sul pianoforte, ma lui - timido - sguscia via come un'anguilla. Al minuto 94 lei ci riprova, ma anche stavolta rimane delusa perché lui si rifiuta di consumare un amplesso, adducendo come scusa di essere troppo malato. Ma al minuto 97, lui decide che tutto sommato non è poi così malato e dunque le zompa addosso slinguazzandola appassionatamente.

Quindi tutto è bene quello che finisce bene. La tecnica dell'imbranato del vecchio Hugh ha funzionato anche stavolta.

Insomma avete capito che questo film non è altro che uno sceneggiatone dove la cosa principale sono gli intrecci amorosi e che quindi di Chopin non abbiamo che un pallido fantasma malaticcio e di lui ci viene detto ben poco. Anche della sua musica non è che si parli più di tanto, figuriamoci poi dell'amore per la sua amata Polonia, dominata dalla Russia, a cui negli ultimi anni non aveva più potuto far ritorno.

Il film non ci dice più di tanto nemmeno dell'attività di scrittrice della Sand; c'è solo un riferimento al fatto che lei non si strugge per l'arte e scrive libri uno dietro l'altro perché ha bisogno di soldi. Inoltre, il suo amante alcolizzato ci fa sapere che da quando non stanno più assieme, la Sand scrive solo spazzatatura e quando stavano insieme, era lui, che tutte le mattine, mentre lei dormiva, eliminava dai manoscritti della donna metà degli aggettivi: un lavoraccio che perfino Ercole avrebbe rifiutato, preferendo invece pulire le stalle di Augia.

Comunque, questo film ha il pregio di non prendersi sul serio e nel suo genere è anche abbastanza divertente, quindi non c'è nessuna pesantezza o melensaggine e il film scorre rapido.

Bene, anche per oggi è tutto, vi lascio con un'immagine di Emma Thompson, presente anche lei nel film, nei panni di una nobile dalla pettinatura tripartita.

Ciao belli!

martedì 8 febbraio 2022

Cosa faceva alla mia età, in Italia, uno dei più famosi attori tragicomici americani della sua epoca?

Buon martedì, esimi lettori, e benvenuti nella consueta rubrica settimanale. Il titolo di wertmülliana lunghezza ci introduce un post che in una botta unica combina due rubriche: oltre a quella compleannistica, c'è pure quella "Americani in Italia: come ci vedono", di cui trovate due precedenti episodi qui e qui

Comunque vi tranquillizzo subito: l'immancabile "protagonista" di tutti i film americani ambientati in Italia c'è! Il mandolino c'è! Casomai aveste la preoccupazione che non ci fosse.

Prima di concentrarci sul personaggio del giorno, informo voi lettori amanti dei viaggi impossibili, che l'8 febbraio è il giorno di nascita di Jules Verne. Agli amanti della chimica invece ricordo che è anche il giorno di nascita di Dmitri Mendeleev: l'ideatore della tavola periodica degli elementi. Agli amanti della poesia, mi permetto di ricordare Giuseppe Ungaretti.

E dopo esserci illuminati d'immenso, ci dedichiamo al settore cinematografico. Personaggi famosi nati quest'oggi sono James Dean e Nick Nolte, che però non possiedono i requisiti per partecipare quest'anno alla mia rubrica (perché qua, ci vogliono i requisiti, mica pizza e fichi!). 

Per fortuna che c'è un terzo personaggio che in una occasione ha pure lavorato con Nolte, precisamente nel film "I protagonisti" di Altman.

Bene, chi è questo attore, di cui senza dubbio alcuno avrete visto tutti almeno uno dei suoi tantissimi film?

Jack Lemmon

Eccolo qua, il nostro attore. Nato in ascensore perché sua madre, patita di bridge, non si decideva a mollare la partita in cui era impegnata, nonostante le contrazioni si facessero sempre più ravvicinate. Chissà che carte straordinarie doveva aver avuto in mano questa donna per non voler abbandonare il tavolo da gioco! Quando però le contrazioni sono diventate non più ignorabili, si è resa necessaria una corsa all'ospedale, ma la donna non è riuscita ad arrivare in sala parto e il nostro Jack è venuto al mondo in ascensore.

Chissà se l'ascensore gli ha portato fortuna. Certo è che la carriera di Jack è stata una continua ascesa: ha vinto il suo primo Oscar a 31 anni (sono in ritardo) e il secondo a 49 anni (ho ancora tempo, forse ce la faccio!).  E mica ci sono solo gli Oscar: Jack Lemmon ha vinto inoltre premi BAFTA, Golden Globe, Orso d'argento, David di Donatello, Coppa Volpi, nonché due premi come miglior protagonista maschile a Cannes.

No, non ce la posso fare a competere.

Comunque, il  nostro Jack ha fatto un sacco di film, non c'è quasi anno in cui non abbia fatto qualcosa, dunque niente di strano che nell'anno che interessa a me ci siano non uno, ma ben due film. 

Quello che ho scelto si intitola "Cosa è successo tra mio padre e tua madre?", mentre in inglese ha un titolo molto più breve e cioè "Avanti" che, come si può capire dalla locadina, è la risposta che bisogna dare quando uno bussa alla porta e dice: "Permesso?"

A meno che, naturalmente, non si preferisca gridare un sonoro: "E vattene un po' via!"

Il film è tutto girato in Italia e ambientato a Ischia. 

Jack appare all'inizio del film vestito così:

Secondo quanto viene detto, quando Jack ha ricevuto la notizia della morte di suo padre, era sul campo da golf e dunque ha preso il primo aereo senza passare a casa a cambiarsi. 

La cosa curiosa è che io ho un pigiama, acquistato al Lidl, che è identico ai calzoni di Jack, ma veramente identico. 

Adesso so cosa posso usare in caso che qualcuno mi inviti a giocare in un prestigioso circolo di golf.

Comunque, Jack è un americano che deve andare in Italia perché suo padre è morto a Ischia, località in cui era solito andare per un mese tutti gli anni a fare le cure termali. Dunque, Jack prima prende un volo Alitalia, poi prende il treno (su cui si beve acqua Pejo) e infine, con il traghetto "La freccia di Mergellina", giunge a Ischia.

Sul traghetto conosce una donna inglese che sembra molto contenta di essere in Italia. Si è comprata anche un frasario e spiega a Jack che quando si ascolta l'italiano è come andare all'opera. Poi gli spiega come bisogna dire: "Non c'è sapowni nel bagnow". 

Nel ristoranti ci sono sedici tipi di pasta tra cui
fetucini e gn-occhi.


Ora, io non so se voi lo sapevate, ma a Ischia, così come in altre località termali, ci sono le terme RADIOATTIVE!

A quanto pare, contengono radon. Ho fatto qualche ricerca e mi è parso di capire che nello scorso secolo, la radioattività veniva decantata come qualcosa di altamente benefico. Oggi invece l'accento viene messo più sul fatto che le terme, nonostante siano radioattive, non sono pericolose per la salute perché i quantitativi di radon sono di molto sotto i limiti consentiti. C'è però tuttavia ancora qualcuno che insiste con le proprietà benefiche del radon, ma non saprei dire dove sta la verità. Se avete notizie fatemi sapere.

Torniamo al film. Jack è un uomo d'affari che ha molta fretta di risolvere tutte le pratiche burocratiche relative alla morte di suo padre. Vorrebbe subito andare all'obitorio, ma il direttore dell'albergo presso cui lui alloggia (e che lo assisterà in tutto e per tutto durante il film) gli dice che l'obitorio è chiuso perché è l'una, ora di pranzo, e che l'obitorio riaprirà solo alle 4. Jack si meraviglia e dice: "Ma come? Il pranzo dura 3 ore?" 

Il direttore allora gli spiega che gli italiani fanno le cose con calma, a pranzo cucinano la pasta, ci grattano sopra il parmigiano, bevono il vino, fanno l'amore... Jack chiede: "E di sera cosa fate allora, voi italiani?" Risposta: "Torniamo a casa dalle nostre mogli".

E a proposito dello stile rilassato degli italiani, si rimarca anche che la domenica non si lavora perché l'Italia è un paese cattolico.

Una volta in albergo, il direttore propone a Jack di provare i loro fanghi, perché nelle loro terme sono venute a curarsi delle celebrità come Michelangelo e Sofia Lorèn (con l'accento sulla e). Ma Jack risponde che ha già avuto a che fare con qualcosa di fangoso e cioè il caffè espressow bevuto in treno.

Ma con che faccia un americano può venire a criticare il caffè italiano?? Loro bevono praticamente bicchieroni di caffellatte!

In albergo Jack fa una scoperta pazzesca relativa a suo padre. In pratica, il padre aveva un'amante fissa, con cui si incontrava tutti gli anni, negli ultimi dieci anni. Non solo, l'amante era la madre della donna incontrata sul traghetto, venuta in Italia pure lei per lo stesso motivo di Jack. Infatti, i due amanti sono morti insieme in un incidente stradale.

La protagonista femminile è interpretata da Juliet Mills, che sarebbe la sorella della famosa Hayley Mills, della Disney. Juliet assomiglia più a Kirsten Dunst che non a Hayley Mills, comunque, somiglianze a parte, per interpretare questo ruolo, la Mills si è messa all'ingrasso per raggiungere l'incredibile stazza di 60 kg (dichiarati espressamente nel film). La pellicola ci vorrebbe far credere che lei sia una specie di donna cannone, una tipa complessata perché viene chiamata grassottella, cicciottella e paffuta. Non solo, lo stesso Jack a un certo punto la chiama "fat-arse" (culona) e addirittura un altro personaggio, vedendo lei e Jack assieme dice: "Jack, se questa donna pesasse 10 kg di meno, penserei che voi due...". La battono veramente un sacco con questa storia del peso.

Non so che strano concetto di obesità avessero negli anni '70. Mi sa che Twiggy e il suo stile filiforme avevano fatto qualche danno.

Insomma, il soggiorno italico va per le lunghe, Jack aveva previsto di rimanere pochissimo, due giorni al massimo, ma nel paese a forma di stivale ci sono tanti problemi, tante lungaggini, problemi a procurarsi le bare, problemi con la burocrazia, con la nebbia, la domenica ecc. ecc., per fortuna che però il direttore ha i soliti amici, cugggini e conoscenti vari che gli consentono di aggirare le difficoltà. Anche quando il cuggino di turno viene arrestato, non c'è problema: il cuggino e il giudice che lo deve processare condividono la stessa "amante" e dunque le cose si risolvono facilmente.

Jack dice, con aria di sufficienza: "È così che funziona la giustizia italiana?"

Il direttore dell'albergo risponde con una frecciatona: "Che mi dice invece di Sacco e Vanzetti?"

Insomma, in breve, lo stile rilassato dell'italico paese riesce a tranquillizzare l'ansioso Jack, facendolo uscire da quel bozzolo di perbenismo moralista in cui era avvolto. Anzi, diciamo che esce pure troppo, da quel bozzolo! E pure la Juliet si lascia alle spalle tutti i complessi e addirittura dimagrisce nonostante mangi pasta a go-go. (E anche se ci hanno insegnato come si dicono in italiano tutti i tipi di paste, il cameriere se ne esce chiamando gli spaghetti NOODLES!)

Insomma, avete capito che tra Jack e Juliet si instaurerà una relazione, ma il film non è che sia romantico. È tendente al comico, con diverse brattute frizzanti, ma al tempo stesso non è una risata continua. 

Forse è un po' lungo, nel senso che qualcosa poteva essere sfrondato, ad esempio tutta la storia legata al cameriere siciliano ricattatore, che vuole fuggire in America perché ha messo incinta la fidanzata siciliana baffuta e non la vuole sposare.

Il cameriere è l'attore Gianfranco Barra

Ci sono diversi interpreti italiani nel film, ma il ruolo del direttore d'albergo Carlucci è interpretato da un neozelandese, esperto in accentazioni varie (aveva già fatto il russo, l'arabo, lo scozzese, l'americano). Il regista Billy Wilder aveva pensato anche a Nino Manfredi come possibile interprete per il ruolo del direttore, ma poi lo ha scartato perché l'accento italiano si sarebbe sentito troppo e il pubblico americano ne sarebbe stato troppo distratto.

Ma a interpretare il personaggio di un becchino cerimonioso e super super organizzato, c'è un cabarettista italiano famoso. Lo riconoscete?

Quello a sinistra

E con il quizzone, vi dò l'appuntamento alla prossima settimana!

martedì 1 febbraio 2022

Cosa faceva alla mia età... una mia cotta adolescenziale

Buon martedì e buon anno della Tigre! Che sia un anno positivo per tutti noi e anche per le tigri in pericolo. Che sia un anno ruggente! ROAR!


E partiamo ora coi festeggiati del giorno.

La prima è Sherylin Fenn, diventata famosa con Twin Peaks. Quando aveva la mia età ha interpretato "Bigfoot" un filmaccio di bestiacce, ma siccome Lucius il Zinefilo lo ha già recensito, mi risparmio la visione e vi mando da lui.

Nello stesso giorno e nello stesso anno di Sherylin Fenn è nato anche Brandon Lee, ma sappiamo tutti come sono purtroppo andate le cose: il povero Brandon ci ha lasciati troppo presto.

Concentriamoci allora sulla terza celebrità, l'attore definito "The King of Hollywood", una delle star dominanti dell'epoca d'oro del cinema. Uno che all'inizio ha fatto fatica a raggiungere il successo per via del suo aspetto particolare e diverso dagli standard classici. Un produttore della Warner Bros ha dichiarato che aveva le orecchie troppo grandi e che sembrava una scimmia.

Ma probabilmente proprio quell'aspetto ruvido e mascolino ha contribuito al successo di questa star. 

Di chi sto parlando? Di lui:

Clark Gable

Fatto sta, che io, verso i dodici anni, sicuramente in seguito a qualche visione di "Via col vento", ho sviluppato una cotta nei confronti di Clark Gable (già all'epoca avevo queste tendenze retrò). Mia madre non condivideva la mia passione e mi sbeffeggiava dicendo: "Ma dai, con quei baffi da sparviero!" (Gianfranco D'Angelo sarebbe stato d'accordo).

D'altronde i baffi da sparviero sono proprio quelli dell'uomo fascinoso e provocante, che cattura le prede come fa lo sparviero e io per un certo periodo mi sono fatta catturare. 

(Dopo un paio d'anni, ho abbandonato Gable e mi sono dedicata ai cantanti inglesi che andavano in voga negli anni '80.)

La vita di Clark Gable è stata piuttosto movimentata. Dopo una giovinezza passata a fare svariati tipi di lavori, ha iniziato il mestiere di attore facendo teatro, approdando al cinema in un secondo momento. Già intorno ai trent'anni era una star e recitava assieme alle più grandi dive dell'epoca che lo richiedevano esplicitamente come partner maschile.

Però Gable aveva dei problemi con i denti e a causa di una infiammazione tipo piorrea ha dovuto farsi togliere quasi tutti i denti per cui, a poco più di trent'anni, già aveva la dentiera. Ha continuato in seguito ad avere problemi gengivali che gli causavano alito cattivo, di cui un po' si lamentavano le attrici che per esigenze di copione lo dovevano baciare.

Lui non si dava molto cruccio della cosa, aveva l'atteggiamento del "Francamente me ne infischio" e ci rideva su.

Ecco perché Rossella faceva la
ritrosa con Rhett!


Comunque alito o non alito, Clark Gable faceva sfracelli tra le donne e ha avuto pure cinque mogli. La più amata è stata probabilmente la terza, Carole Lombard, morta però in un incidente aereo pochi anni dopo il matrimonio. Poco più che quarantenne, Clark è rimasto dunque vedovo e chi lo ha conosciuto ha detto che dopo quel lutto, lui non è più stato lo stesso.

Poi si è arruolato in guerra e anche questo fatto ha contribuito a fargli perdere ulteriormente la leggerezza e la vitalità che gli erano rimaste. Tra l'altro, Adolf Hitler aveva una passione per Gable e lo riteneva superiore a tutti gli altri attori (eppure Clarke non aveva caratteristiche ariane!) Il dittatore aveva persino offerto una ricompensa a chi, durante la guerra, avesse catturato Gable, portandoglielo illeso al suo cospetto. Chissà come sarebbe stato un eventuale incontro del genere!

L'esperienza in guerra è servita a Gable per interpretare il ruolo di generale dell'aviazione nel film bellico "Suprema decisione", che è proprio dell'anno che serve a me per la mia rubrica. Però siccome i film de guera non sono precisamente la mia passione e siccome Gable nel 1948 ha fatto anche un'altro film, ho optato per quest'ultimo, intitolato "La lunga attesa", che comunque è un po' de guera anche questo.

Vediamo un po' di cosa parla.

Il nostro Clark interpreta la parte di un colonnello che sta tornando a casa dopo aver partecipato alla guerra.

All'inizio del film, se ne sta lì, sul ponte della nave, con lo sguardo perso all'orizzonte, quando arriva un giornalista che gli chiede di raccontargli delle sue avventure belliche, perché le persone rimaste a casa dovranno convivere con coloro che sono ritornati dopo aver vissuto dei traumi terribili, dunque è giusto che sappiano cosa è successo in guerra.

Ma Clark non vuole dire niente, si trincera dietro a lapidarie frasi di circostanza del tipo: "Non ho niente da raccontare, niente che possa essere di interesse per qualcuno."

Ma il modo in cui lo dice e lo sguardo perso all'orizzonte, ci fanno capire che in realtà, quei baffi da sparviero hanno visto cose... cose che noi spettatori non ci possiamo immaginare... e allora parte subito un flashback che ci racconta il doloroso passato di Clark.

Veniamo dunque trasportati indietro di qualche anno e scopriamo che Clark è un chirurgo di gran successo, venerato dai pazienti, soprattutto quelli di sesso femminile che non perdono occasione di ricoprirlo di regali, magari sperando che fra un bisturi e l'altro si possa combinare qualcosa... Clark ha comunque una moglie che lo marca stretto e che, di tanto in tanto, gli piomba in studio senza preavviso, giusto per controllare che lui si comporti bene. 

C'è anche qualcun altro che lo marca stretto e cioè il dr. Sunday, un dottore coscienziosissimo, che lavora anche la domenica e che è particolarmente interessato ai casi di malaria che si stanno verificando in un certo quartiere della città. 

Questo dr. Sunday vorrebbe che Clark lo aiutasse con questa faccenda della malaria, ma Clark ha sempre troppi impegni per prestare il suo aiuto. Cioè, Clark vorrebbe anche aiutarlo, ma in definitiva se ne infischia: è troppo impegnato a vivere la sua scintillante vita di successo e non ha voglia di perdere tempo a fare cose pro bono.

- "Mi aiuti questo pomeriggio?"
- "No, devo andare a comprare le mazze da golf"
- "Facciamo stasera?"
- "No, vado a ballare. Si deve anche ballare ogni tanto"

Quando Clark decide di arruolarsi per andare il guerra, il dr. Sunday si toglie qualche sassolino dalla scarpa e accusa Clark di essere un egoista insensibile e di essere interessato solo al proprio tornaconto. Anche l'andare in guerra è tutta scena. Il dr. Sunday definisce Clark un "four-flusher", cioè come un giocatore di poker a cui manca una carta per fare colore e dunque in mano non ha niente (4 carte senza valore) ma si comporta come se avesse chissà che manona, dunque è un imbroglione, tutta apparenza e poca sostanza. 

Comunque, Clark riflette un po' su quello che gli ha detto il dr. Sunday, ma poi se ne infischia e parte per la guerra. Qui incontra un'infermiera con la quale all'inizio ha un rapporto frizzantino. Lui nel film si chiama Ulysses e lei, tanto per fargli capire cosa ne pensa di lui, lo soprannomina Useless, Inutile. 

L'infermiera è interpretata dalla diva Lana Turner che in questo film non ha niente di glamouroso perchè è sempre vestita con informi e militareschi abiti da campo di questo genere:


Comunque, lui sarà stato pure un chirurgo acclamatissimo, però... qui abbiamo un problema!

Opera col naso fuori??? Eh no!

Tra un'operazione col naso fuori e l'altra, tra un battibecco e l'altro, tra un bombardamento e l'altro, il chirurgo e l'infermiera iniziano a provare dei sentimenti reciproci, anche perché lui ormai sta cambiando. Tra le brutte cose che vede in guerra, c'è anche la morte di un ragazzo che proveniva proprio dal quartiere in cui c'era la malaria. Clark avrebbe potuto immaginare che il ragazzo aveva un fisico già minato dalla malattia e avrebbe potuto impedirgli di andare in guerra, invece di aggiustargli una gamba per permettergli di arruolarsi.

Questo ulteriore episodio gli fa capire che è arrivato il momento di iniziare a preoccuparsi un po' di più degli altri. È giunto il momento di smetterla di considerare i propri pazienti come dei "casi" anziché delle persone sofferenti. In breve, è giunto il momento di non infischiarsene più.

Come andrà a finire il film? Cosa succederà tra il chirurgo e l'infermiera? Lo scoprirà chi guarderà questo melodramma d'altri tempi di discreta fattura. Visione gradevole.

E comunque lo sparviero Clark il suo fascino ce l'aveva


E ora, visto che questo blog ha un certo tasso alcolico, se per caso vi viene voglia di un bel Martini, vi lascio la ricetta dello zio Clark, che nel film "10 in amore" lo prepara direttamente davanti allo spettatore.

Prendete dunque un bicchierone in cui verserete generosamente un bel po' di gin. Poi prendete la bottiglia del vermouth e shakeratela ben bene in modo da impregnarne il tappo. Tirate fuori il tappo e fatelo passare accuratamente sul bordo del bicchiere, metteteci dentro un po' di ghiaccio, sharekate il tutto a mano e versate! Fatto! 

Cin, cin. Il gin fa bene allo stomaco, baby

martedì 25 gennaio 2022

Che cosa faceva alla mia età... uno dei più amati volti Disney?

Buon martedì gentili lettori, eccoci di nuovo alle prese con la rubrica compleannistica un po' auto-referenziale in cui spulcio nella carriera dei personaggi del cinema.

Vi informo che oggi è il compleanno di Toni Servillo di cui però non è uscito nessun film quando aveva la mia età, anche se stava probabilmente girando "La ragazza del lago" (che è uscito l'anno dopo) e che all'epoca avevo visto al cinema. Quel film non mi ha particolarmente esaltato: non mi pigliano molto i gialli più o meno truculenti tra montanari taciturni, ma comunque è un gusto mio, il film non è brutto.

Visto che il film non soddisfa il requisito dell'età, passiamo al prossimo attore, nato per l'appunto il 25 gennaio, del 1931 per la precisione. Un nome e forse ancor di più, un volto indimenticabile per tutti e soprattutto per gli amanti dei film Disney classici. So parlando di Dean Jones:

Eccolo con Hayley Mills in "FBI operazione gatto",
primo ruolo Disney per l'attore



Scelto da Walt Disney in persona, Dean Jones ha interpretato dieci film della casa del Topo, ma prima aveva girato diversi film soprattutto drammatici. Ma è naturalmente con la Disney che ha avuto il successo planetario, d'altronde sembrava proprio tagliato per quel genere di film. Con quella faccia giusta da bravo ragazzo, i ruoli Disney erano perfetti per lui. Lo stesso Walt glielo aveva detto un giorno mentre pranzavano assieme: "Sei perfetto per questi film, sei proprio un bravo uomo di famiglia."

Ma il vecchio Walt non sapeva che in realtà quell'aspetto da bravo ragazzo era tutta apparenza. Oddio, magari all'inizio Dean era davvero un bravo ragazzo, ma poi ha avuto qualche problemino nella gestione del successo. A cavallo tra gli anni '60 e '70 conduceva una vita a quanto pare dissoluta, tra donnine e alcol a go-go, soffrendo nel mentre di periodi di depressione. Però tutto questo lo viveva di nascosto, dunque praticamente nessuno sospettava il suo tormento.

Altro ruolo iconico

Ma verso il 1973 le cose cambiano: anche in seguito a degli incidenti di moto e macchina che avrebbero potuto essere fatali, la vita di Dean Jones ha una svolta religiosa che influisce non solo sulla sua vita privata, ma anche sulla carriera professionale, poiché negli anni successivi, Jones lavora in diverse produzioni che hanno a che fare con la Bibbia o comunque a sfondo religioso. 

Tra questi lavori c'è appunto quello del 1978, intitolato "Born Again", basato sulla biografia religiosa di Charles Colson, uno dei collaboratori di Nixon all'epoca dello scandalo Watergate.

Questo Colson, che nel periodo in cui lavorava per Nixon aveva una certa fama di individuo che persegue il suo obiettivo a qualsiasi costo e che ha pure detto più o meno: "Camminerei sopra mia nonna se servisse a far rieleggere Nixon", in seguito allo scandalo Watergate è finito in prigione dove ha vissuto una conversione religiosa.  

Una volta uscito di prigione, Colson ha fondato una associazione cristiana per i carcerati e si è dedicato massicciamente alla divulgazione dell'Evangelismo, cioè questo movimento di risveglio correlato al concetto della rinascita, del "born again".

Evidentemente, Dean Jones si sentiva affine al tipo di conversione di Colson. Jones si era sentito come il peccatore dissoluto, dalla vita vuota (che vita vuota, che vuota vita, cit.), che improvvisamente scopre Gesù Cristo e dà una svolta totale alla sua esistenza.

Il film dura 1 ora e 45 minuti e vi dico subito che non sono riuscita a guardarlo per più di un'ora. È di un noioso oltre misura e non mi stimola nemmeno l'invenzione di battute o cazzate assortite.

Lo scandalo Watergate è praticamente solo accennato, perché tutto il film (o almeno fin dove ho visto) si concentra sul tormento personale di Colson, tutto preso a iniziare una nuova vità all'insegna di Gesù Cristo.

Il film sembra praticamente uno spottone evangelico, che forse può essere appassionante per chi professa tale religione, ma per gli altri spettatori è difficile trovare un interesse, anche perché è un po' tutto superficiale, semplicistico, senza troppe sfaccettature.

Il personaggio di Colson, che nel film inizia il suo percorso religioso già prima di andare in prigione, viene descritto quasi come un santo, come uno che si è trovato implicato in una faccenda di cui non capiva bene la portata, un ingenuo, uno che pensava di fare bene. Uno che si dichiara non colpevole per le intercettazioni al Watergate, ma che per far vedere che lui è in buona fede, si dichiara colpevole di un reato per cui non era stato accusato ma che aveva davvero commesso (il furto delle cartelle psichiatriche di un esponente liberal, allo scopo di screditarlo). La moglie, per questa auto-accusa, lo definisce perfino un martire!

Il percorso religioso di Colson inizia grazie a un amico
che gli fa conoscere il libro "Mere Christianity" di C.S.Lewis
(autore de Le cronache di Narnia). Il titolo italiano è
"Il cristianesimo così com'è" ma ha anche un bizzarro
titolo alternativo: "Scusi... qual è il suo Dio?", che mi fa
venire in mente "Scusi dov'è il west"!
 
Poi, mi verrebbe da dire che Dean Jones non è molto credibile nel ruolo di cattivo, ma visto che alla fin fine nel film Colson non è proprio così cattivo, allora dico che Jones non è nemmeno molto credibile in un ruolo drammatico. Non credo sia del tutto colpa sua però, è proprio il film in sè, girato con colori sgargianti e con fotografia da film tv senza pretese a render il tutto un prodotto grondante di zucchero e buoni sentimenti ma al tempo stesso moscio e privo di qualunque pathos.

Tipiche facce da film serio di conversione religiosa

C'è pure l'impersonatore di Nixon. Forse sta bevendo
l'amaro Ramazzotti, come gli ha consigliato
un altro impersonatore?

Vi ripropongo il noto sosia.

Bene, ora vi saluto e vado a vedere "Tutti gli uomini del presidente", che è meglio.